Grazie a chi si prende cura di “noi”!!!

Grazie a chi si prende cura di “noi”!!
Anche la cooperativa è orgogliosa di poter fare la sua parte. Ci prendiamo cura della pulizia delle strade, delle piazze, dei mercati di Borgo San Dalmazzo, Beinette, Caraglio, Centallo, Cuneo, Vignolo …
Ci prendiamo cura degli ospiti che abbiamo all’OstelloCuneo, lavoratori della sanità, lavoratori della scuola …
Ci prendiamo cura della pulizia dei dormitori della città …
Lo facciamo a “nostro modo”, facendo lavorare persone “fragili”.
Sentiamo particolarmente nostri i tanti appelli di oggi alla responsabilità sociale, al lavorare insieme, al far parte di una comunità, al prendersi cura degli “altri”.
Sono nostri oggi, lo sono dal 1989, lo saranno ancora domani.

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Zamagni: «Coronavirus, che errore aver dimenticato il Terzo settore»

L’editoriale di VITA magazine di aprile, da oggi scaricabile gratuitamente dal nostro sito, firmato dall’economista e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Un numero, intitolato “La fine di un mondo – La società civile e la sfida della ricostruzione”, ricchissimo di contributi di pensiero e del racconto di esperienze

VITA Cover

In questa crisi del Covid-19, che ci sta perseguitando dal 21 febbraio scorso, due sole dimensioni hanno attratto la quasi totalità delle attenzioni da parte sia dei soggetti pubblici istituzionali sia della politica e degli stessi cittadini: la dimensione sanitaria e quella economico-finanziaria. Nessuno potrà mai negare che si tratti di dimensioni di centrale rilevanza, ma sono le sole che devono essere prese in considerazione? Non lo credo proprio.

Ciò a cui finora è stata prestata scarsa attenzione è la dimensione socio-relazionale e spirituale. Il fatto è che le persone in carne ed ossa – come si è soliti dire – soffrono non solamente per il dolore fisico che avvertono, ma pure per la situazione di abbandono e di isolamento in cui vengono a trovarsi in conseguenza della malattia. Ne deriva che, quando si dice “prima la salute”, si dice una verità parziale se la si intende in modo riduzionistico, come finora è accaduto, salvo rare eccezioni. Non mi pare, infatti, che la categoria di bene relazionale sia mai stata chiamata in causa in questa triste emergenza.

Questa considerazione mi porta a fissare per un attimo l’attenzione su una lacuna registrata nella gestione della crisi. Si tratta di questo. Il nostro Paese vanta un insieme variegato di enti di Terzo Settore che non teme confronti a livello internazionale. In questo mondo vitale, tanti sono coloro che con competenza e passione si occupano da tempo di erogare servizi e assistenza sanitaria. Penso a organizzazioni come ANT, AIL, VIDAS, AVIS e a tante altre ancora; alle associazioni di volontariato ospedaliero (AVO), a “Medici senza frontiere”; a cooperative sociali che si dedicano agli anziani non autosufficienti e ai portatori di disabilità varie, alle Misericordie e altre APS. E così via. Ebbene, nei tavoli o cabine di regia dove si andavano disegnando le strategie di intervento, questo mondo non è stato invitato a dare il contributo di cui è altamente capace.

Quale contributo, per farmi capire? Primo, l’apparato di conoscenze e informazioni che solo chi opera sul territorio e per il territorio è in grado di fornire. Secondo, l’assolvimento di mansioni come il rilevamento della temperatura corporea, il prelievo dei tamponi, il trasporto degli ammalati. (Si pensi al beneficio che ne avrebbero tratto medici e infermieri, ormai allo stremo delle forze). Terzo, e soprattutto, la predisposizione di vere e proprie azioni di pedagogia sanitaria e di educazione alla responsabilità intesa non tanto come imputabilità, ma come farsi carico del peso delle cose, del prendersi cura dell’altro. (Ricordiamo tutti l’ “I care” di don Lorenzo Milani).

Si dirà: ma non bastano gli annunci, le raccomandazioni, i decreti? No. Come da tempo la scienza sociale ci indica, con una schiera di evidenze empiriche, se la norma che viene imposta non è percepita, e quindi interiorizzata dal cittadino come equa e finalizzata al bene comune, essa non verrà rispettata, nonostante rigidi sistemi di esecutorietà. Ecco perché sono necessari educatori specializzati, il cui ruolo è proprio quello di convincere, cioè persuadere, le persone che tra norma legale e norma sociale non c’è discrasia, anzi c’è piena convergenza. È questa la grande missione del Terzo Settore, come espressione organizzata della società civile, che né lo Stato né il mercato sono in grado di assolvere. (Mi piace ricordare che tale punto era stato chiaramente compreso da Giacinto Dragonetti nel suo celebre saggio Delle virtù e dei premi, del 1766. Ma l’italica furbizia stese un velo di pietoso silenzio su quel saggio, con le conseguenze che ben conosciamo).

Stefano Zamagni

Zamagni in occasione del non profit day 2019

Un’ultima considerazione. È evidente e pure giustissimo che ora e nel prossimo futuro le varie campagne di raccolta fondi vengano indirizzate a sostenere il comparto delle nostre strutture sanitarie, le cui carenze sono emerse in superficie in questa crisi. Dobbiamo perciò aspettarci un pesante effetto di spiazzamento a svantaggio degli enti di Terzo Settore. La distruzione o anche solo la diminuzione del nostro capitale sociale che ne conseguirebbe sarebbe un vero disastro.

Bisogna allora che nei provvedimenti di natura economico-finanziaria che si vanno predisponendo a favore di imprese, famiglie, partite IVA vengano ricompresi, con modalità apposita, anche quei soggetti di Terzo Settore che più risentiranno di quell’effetto.

Non è mai troppo tardi – si è soliti dire- per correggersi e per rimediare. L’appello che allora rivolgo ai vari policy-makers è di porre mano in fretta alla bisogna, dando così prova di avere compreso davvero il senso proprio del principio di sussidiarietà (art. 118 della Carta Costituzionale): Stato, Mercato e Comunità devono interagire in modo sistematico (cioè non occasionale) e con pari dignità nella definizione delle priorità degli interventi, nel reperimento delle risorse, nella individuazione dei modi ottimali di gestione degli interventi. Il che è quanto la Scuola di pensiero dell’Economia Civile va “predicando” da oltre due secoli.

Chiudo con un pensiero profetico di Tonino Bello, quando, prima di lasciarci, scrisse che accanto al Samaritano “dell’ora giusta e a quello dell’ora dopo” c’è anche il Samaritano “dell’ora prima”: se questi fosse giunto un’ora prima sulla strada, forse l’aggressione non sarebbe stata consumata. Il Terzo Settore fa sua la figura del Samaritano dell’ora prima: è in ciò la sua rivoluzionaria forza progettuale.

… nella cooperazione donne sempre più protagoniste …

8 marzo: Alleanza Cooperative, nella cooperazione donne sempre più protagoniste

“L’8 marzo è una giornata spesso associata a celebrazioni rituali, per Alleanza delle Cooperative Italiane, invece, è un’occasione per ribadire il suo impegno a contribuire perché il ruolo della donna sia centrale in tutti i contesti della società “.

Ad affermarlo è Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative, anche a nome dei copresidenti Maurizio Gardini e Giovanni Schiavone, in occasione della giornata internazionale della donna.

“L’Alleanza delle Cooperative Italiane -sottolinea Lusetti- crede fortemente nell’importanza della promozione di una cultura di parità di genere e attenta al ricambio generazionale. Ne è una testimonianza anche il protocollo siglato lo scorso 30 gennaio tra le centrali cooperative ed i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, per prevenire e contrastare le forme di discriminazione di genere e violenza sui luoghi di lavoro”.

“Nonostante le battaglie che hanno visto e vedono impegnati i partiti, i sindacati, le organizzazioni d’impresa, l’associazionismo femminile, la donna subisce ancora tante discriminazioni -precisa Anna Manca, residente della Commissione Donne e Parità dell’Alleanza delle Cooperative, anche a nome delle copresidenti Annalisa Casino e Sandra Miotto-. Per questo il nostro impegno è in primo luogo volto alla promozione di politiche e di strumenti per supportare e migliorare il lavoro delle donne che hanno pagato il prezzo più alto della crisi economica di questi anni.

Nella giornata dedicata alla donna esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le cooperatrici ed i cooperatori che, a causa delle misure adottate per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, si trovano a vivere situazioni di difficoltà.

Il nostro auspicio, nella Giornata internazionale della donna, è che con l’impegno di tutti, e di uomini e donne insieme, si lavori alla costruzione di una società sostenibile, fondata su una reale e concreta parità di genere”.

Granata: «Coronavirus? Il Terzo settore deve farsi carico della ricostruzione della fiducia»

Il presidente di Federsolidarietà – Confcooperative decide di rilanciare: «Certo l’emergenza sanitaria ci sta mettendo in difficoltà. Ma la cosa più importante non sono le misure tampone che ci aiutino. Dobbiamo cambiare paradigma, passare dalla rivendicazione alla proposta. Vuol dire pensare a cose nuove dentro la società. Modalità che ricostruiscano reti in grado di sostenere anche le emergenze»

Il sistema economico e produttivo è in grandissima difficoltà. La sfidas del Coronavirus non è infatti solo sanitaria ma anche economica. Con la chiusura delle scuole in tutta Italia le cooperative sociali, che già erano sotto stress in Lombaria e Veneto, hanno visto lievitare i numeri di operatori fermi. Ne abbiamo parlato con Stefano Granata, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative.


Presidente quel è la situazione?
Questa crisi pone due questioni in questa fase. La prima è tamponare le situazioni di emergenza. È chiaro che se le cooperative non lavorano e gli operatori sono a casa, e parliamo di numeri esagerati, è chiaro che lo Stato deve intervenire e stiamo dialogando per questo. Però sarebbe un errore accontentarsi.

Quali i numeri della crisi delle cooperative sociali?
Sinceramente non vorrei parlare di questo. Vorrei parlare di orizzonte

In che senso?
Mi interessa di più la seconda questione cui mi riferivo all’inizio. Questa situazione ha messo in luce il fatto che, purtroppo, le nostre comunità vivono uno stato di disillusione e mancanza di fiducia. Come tutte le crisi vere, e questa è una crisi vera perché mette in discussione le certezze e le convivenze, anche le più elementari, bisogna trovare antidoti e nuove strade. Abbiamo sempre detto che dalle crisi nascono le opportunità. È ora che queste non rimangano solo parole.

In questo senso rilanciare quindi?
Sì, abbiamo sempre predicato certe cose, ora bisogna metterle in pratica. Per farlo però dobbiamo tornare, anche noi, ad avere una condivisione su alcune cose basilari. Non è possibile che ognuno si svegli la mattina e dica la sua. La capacità di fare sintesi e condivisione deve essere messa al centro. L’elemento che costruisce la condivisione è la fiducia, che va riscostruita individualmente e collettivamente. Questa è la partita che deve giocare il Terzo Settore. Non più solo un rivendicare ma un farsi carico.

All’atto pratico come si declina?
Concretamente significa stare nei luoghi comunque. Non contro i dispositivi di legge naturalmente. Ma la paura si batte insieme non da soli. Dobbiamo dare vicinanza alle persone. È l’unico modo. È il primo passo, quello più elementare. E poi questa vicinanza dovrà declinarsi in azioni. Fare proposte. Dobbiamo fare coma la Curva Sud del Milan

Cioè?
Andare oltre quello che siamo. Rimanere noi stessi ma andare oltre. Loro che vivono di tifo hanno capito che bisogna fare comunità. Leggete il loro bellissimo comunicato. Questa crisi cambia il paradigma: passare dalla rivendicazione alla proposta vuol dire pensare a cose nuove dentro la società. Modalità che ricostruiscano reti in grado di sostenere anche le emergenze. Quelle che abbiamo oggi le vediamo vacillare.